Torre Annunziata

Real Fabbrica d’Armi

L’attività della Real Fabbrica d’Armi, comunemente denominata Spolettificio, iniziò a Torre Annunziata nel 1761. Il corpo di fabbrica più interessante dal punto di vista architettonico risale al 1758 ed è opera del Sabatini, anche se risente dell’influenza vanvitelliana (alcune fonti attribuiscono il disegno a Luigi Vanvitelli). Adibito a fabbrica di munizioni fino a pochi anni fa, la Real Fabbrica d’Armi si trova in posizione strategica, tra l’autostrada A3 a nord e il corso principale a sud, è prospiciente l'area archeologica di Oplontis e si colloca a ridosso del centro storico. Il compendio immobiliare dello Spolettificio è attualmente in uso al Ministero della Difesa e risulta in parte adibito a deposito parcheggio e officina dei mezzi militari in disuso e in parte inutilizzato. Ospita il Museo delle Armi, aperto al pubblico solo in rare occasioni.

Nel 1652, a Torre dell'Annunciata, fu fondata la "Real fabbrica di polvere", in un sito non lontano da quello in cui sorgeva il primo dei mulini del Conte Muzio Tuttavilla. Appena due anni dopo, nel 1654, ebbe inizio la produzione di salnitro e polvere da sparo su larga scala. Per portare l'acqua necessaria, sia per il processo di lavorazione che per lo spegnimento di eventuali incendi, al costruendo opificio, si pensò di eseguire apposite ramificazioni del canale del Sarno. L’opera fu voluta da Alfonso d'Aragona, re di Napoli dal 1442 al 1458. Ancora oggi, di quei lavori restano notevoli tracce sul limite meridionale della cosiddetta villa di Poppea, lungo la via Sepolcri. Dette tracce giungono fino all'attuale stabilimento militare di spolette.

Nel 1857, a causa delle numerose esplosioni verificatesi e delle continue e vibrate proteste della popolazione del quartiere, la polveriera fu trasferita a Scafati. mentre a Torre dell'Annunciata, invece, in un vasto sito attiguo alla sopramenzionata polveriera (esattamente, a sud), nel 1758, sorse, per volontà di Carlo di Borbone, la Real Fabbrica degli Schioppi.

Scelto il sito, acquistato il suolo di proprietà di Liborio Iennaco, del progetto fu incaricato l'architetto Francesco Sabatini, allievo (e, successivamente, genero) di Luigi Vanvitelli, il quale alle alte capacità tecniche univa mirabilmente una profonda conoscenza di cose militari.

Il re Carlo III di Borbone dispose anche la realizzazione di una Regia Ferriera sulla riva del mare per fornire alla Real Fabbrica d’Armi parte della materia prima necessaria per la produzione dei fucili.

L'architetto Sabatini distribuì i locali della Fabbrica d'Armi intorno a due cortili comunicanti tra loro con l'unico ingresso posto sul lato occidentale e con facciata rivolta verso l'attuale Largo fabbrica d'Armi.

In uno dei due cortili, poi, precisamente in quello orientale, dispose l'officina per la lavorazione e la fusione del ferro, in una posizione sottostante al piano stradale per aumentare il dislivello della caduta dell'acqua del canale, indispensabile per ricavare, attraverso l'utilizzazione delle ventole, l'aria necessaria all'alimentazione dei forni.

Nel cortile occidentale, invece, comunicante con l'esterno, furono collocati i locali destinati all'amministrazione, che constavano di un pianterreno, un primo piano e un sottotetto areato da grossi abbaini ancora oggi esistenti.
In origine, l'edificio si presentava quadrato nella sua parte di rappresentanza, con una grossa appendice più bassa che contraddistingueva la parte produttiva. L'architettura si esauriva, pertanto, sia sulle fronti esterne che nei cortili, nella nuda essenzialità dei volumi appena intaccati dal ritmico succedersi delle aperture, senza nulla concedere al virtuosismo decorativo ed ai giochi plastici.

Le opere vennero realizzate nelle parti principali, consentendo l'inizio dell'attività della fabbrica nel 1759, ma non furono mai completate a causa della partenza dell'architetto al seguito di Carlo di Borbone, recatosi in Spagna per regnare.

Nel 1831, il colonnello William Robinson fu nominato "Direttore della Real Fabbrica di Polveri e Salnitri" e si trasferì a Torre Annunziata con l'incarico di sovrintendere alla creazione di un'industria bellica e meccanica nazionale. La realizzazione del progetto diede vita alla costruzione dei due grandi opifici di Torre Annunziata e di Pietrarsa.