La basilica dell’Ave Gratia Plena di Torre Annunziata, meglio nota in zona come Santuario della Madonna della Neve, rappresenta uno dei principali luoghi di culto cattolico dell’area vesuviana.
La sua costruzione risale al 1319 e il suo ampliamento si deve alla volontà del feudatario Nicolò d’Alagno (sec. XV), che le assegnò il nome di “Chiesa dell’Annunciata”. Questo sacro luogo è noto principalmente perché al suo interno si conserva un’antica icona della Madonna intorno alla quale ruota un’antica storia o leggenda che dir si voglia.
Secondo il racconto popolare, il 5 agosto del 1354, alcuni pescatori Torresi nei pressi dello scoglio di Rovigliano (ai confini con Castellammare di Stabia), rinvennero nelle loro reti un busto di terracotta raffigurante una Madonna dalla carnagione scura che recava in braccio Gesù Bambino.
Tornati al porto si generò un’accesa lite con i pescatori di Castellammare di Stabia, i quali ne rivendicavano la proprietà in quanto essa era stata ritrovata in acque appartenenti al loro territorio. Difatti chi conosce quella zona di costa vesuviana, sa bene che si trova in effetti al confine tra le due città, laddove sfocia il fiume Sarno. La Madonna fu affidata ai torresi dai magistrati dell’epoca.
Nel corso del tempo, all’intercessione della Madonna della Neve sono stati attribuiti dal popolo diversi miracoli tra i quali in molti ricordano quello del 22 Ottobre 1822, legato al Vesuvio. In tale data infatti, la città di Torre Annunziata venne gravemente minacciata da un’eruzione di cenere che fuoriuscì dal cono del vulcano. Si racconta che il popolo invocò in tale occasione l’intercessione della Madonna e che ciò fu sufficiente affinché l’eruzione terminasse. Nell’aprile 1906 la lava del Vesuvio, dopo aver distrutto parte di Boscotrecase, stava per invadere l’abitato di Torre Annunziata. La Madonna delle Neve portata in processione si vuole arrestasse il percorso della lava, risparmiando così la città.
Il percorso che condusse la Chiesa dell’Annunciata a diventare basilica fu scandito dalle seguenti tappe: divenne in primo luogo Abbazia dei padri Celestini (sec. XV), nel 1856 venne eretta in parrocchia, nel 1953 il suo rango venne elevato a quello di Santuario della Diocesi di Nola fino a diventare Basilica minore nel luglio del 1979 per volere di papa Giovanni Paolo II.
Il suggestivo interno della basilica si presenta a pianta a croce latina; posto di rilievo è assegnato alla Madonna della Neve, la cui icona in terracotta risalente al XIV secolo è collocata nella cappella posta nel transetto.
Ad impreziosire la navata interna troviamo dipinti alcuni affreschi dell’Ottocento, mano dell’artista Achille Iovane, ed una tavola risalente al XIV secolo sulla quale è raffigurata l’Annunciazione con ai piedi il feudatario d’Alagno (altare maggiore).
Ma il fiore all’occhiello della basilica è senza ombra di dubbio l’organo a canne Giuseppe Rotelli fatto “confezionare” ad arte dal parroco don Emilio Lambiase in occasione del centenario del miracolo del 22 ottobre 1822. In tale occasione tutta la parrocchia fu oggetto di restauro ed in tale contesto alla città oplontina fu donato il prezioso organo che contribuì a rendere ancora più grande la chiesa.